Il cubone si presenta pesante e voluminoso (36x36x34 cm.), bianco latte con il profilo di Battisti in rilievo e le scritte oro nel font del primo disco.
Rimosso il coperchio (37×37 cm.) appare il foglietto di presentazione dell’opera e subito sotto, il disco d’oro de “Il mio canto libero” preservato da una copertura di resina trasparente e nei due lati l’adesivo con il numero della copia.
Tolto l’LP appare uno zoccoletto con l’intaglio per sostenere il disco nel caso lo volessimo esporre.
Ruotando a sinistra la parte superiore, ecco un’altra sezione contenente due vaschette, la prima con una scatola in cui troviamo la pen-drive usb e la seconda con due foto di Battisti scattate da Monti* imbustate e con un foglietto di attestazione numerato e autografato dall’autore.
Sotto le foto elegantemente incorniciate, ecco apparire il primo dei singoli (sono messi uno sull’altro in perfetto ordine cronologico), “Dolce di giorno / Per una Lira”.
Un’ultima rotazione ed ecco apparire la terza sezione con gli album e qui il primo pensiero è andato immediatamente all’ambitissima copia di “Hegel”, che bella, bianca, grande… e finalmente nostra! Ci troviamo di fronte a un enorme sforzo produttivo da parte della casa discografica: molte delle tipografie che hanno stampato i dischi all’epoca sono chiuse e, anche fosse, non ci sono file salvati come si usa in quest’era informatica, la maggior parte dei dischi sono rari se non introvabili e dove non si è riusciti a rifare la grafica ex-novo, sono state effettuate foto-scannerizzazioni dai dischi originali con un conseguente lavoro di buon editing grafico.
L’opera ha un costo non indifferente, ma facendo un paio di conti, 19 LP e 22 45 giri a € 14,50 l’uno (e vedendo i prezzi in giro), è una cifra irrisoria. Il solo LP di “Hegel” smembrato dal cofanetto del 1998 ha raggiunto prezzi spaventosamente cari, senza contare la pen-drive, il disco d’oro, le foto, la confezione, ecc. Se poi aggiungiamo che la maggior parte dei dischi sono in-tro-va-bi-li persino per chi vi scrive…
Chiudiamo segnalando i difetti riscontrati: qualche refuso nei testi delle canzoni, la non perfetta individuazione di alcuni font delle copertine, gli mp3 sono compressi a 128 kbps, in quest’epoca dove il negozio che vende di più è iTunes, non sarebbe stata male una compressione ad almeno 192 kbps (più alto è il numero, minore è la compressione, maggiore la qualità, cfr Wikipedia).
Insomma, se “Con il nastro d’oro” non è un capolavoro, poco ci manca.
(* = una foto è stata scattata durante la registrazione della trasmissione Per voi giovani – 1971 – l’altra è stata scattata al Mulino e ci accompagna da sempre sul sito, visualizzabile quando si cerca una pagina non presente).