Se aprite questo libro, ne sarete trasformati. Questo non è un semplice libro: è un esperimento medianico condotto da uno sciamano di nome Igino Domanin. Verrete assaliti da visioni, spettri, larve luminescenti e ultracorpi che immediatamente si installeranno nel vostro cervello e, alla fine della lettura di questi che sono mantra più che racconti, il mondo attorno a voi vi sembrerà cambiato per sempre. Questo non è un romanzo e nemmeno una raccolta di racconti: sono esperienze psichiche esilaranti, tragiche e sovrannaturali, ma non secondo il significato che la letteratura fantastica ha conferito ai propri testi: queste esperienze psichiche sono infatti vere. Il magnetismo della scrittura di Domanin vi farà slittare in uno sguardo che soltanto i killer di Bret Easton Ellis o i magnati speculatori di Don DeLillo hanno finora spalancato nella narrativa di oggi. E non si tratta di allucinazioni. Nessuna droga può competere con il grado stupefacente di queste folgorazioni che sono il preciso racconto degli ultimi giorni dell’umanità, e anche dei primi. Non ci credete? Ecco di cosa si parla in questo libro preternaturale come un omicidio o come le entità di Burroughs: durante la fine degli anni ’90, un giovane professore di lettere si trova ad affrontare una grave traversia economica, comincia una lunga peregrinazione senza scopo per finire disoccupato, al termine di un’altalena ciclotimica. L’amministratore delegato di una dotcom milanese conduce una vita al di sopra delle proprie possibilit‹ e reagisce alla crisi improvvisa del settore tecnologico con una società truffaldina di servizi pornografici tramite Internet. Il partner in affari scomparirà misteriosamente, seppellito in una busta di plastica traparente, in un bordello di Lugano. Una spia francese seduce una matematica sovietica minorenne in grado di fornire soluzioni algebriche per l’ottimizzazione dei piani quinquennali dell’URSS; la difficile esecuzione della ricetta del Filetto alla Stroganoff spinge un giornalista verso sogni disperati nel corso dei quali gli appaiono i Tartari, Dean Martin e il casinò di Baden-Baden; un agente segreto italiano stupra una fiancheggiatrice delle BR come fosse un compito ascetico. Quella di Domanin è la letteratura nella più alta delle sue accezioni, è la letteratura popolare per eccellenza. Quando Emilio Salgari scriveva dell’oppio indonesiano senza avere mai messo piede in Oriente, o quando Victor Hugo descriveva il soggiorno di un uomo solo su uno scoglio in mezzo al mare, o quando Melville piazzava un angelo sull’albero maestro di una nave che solcava gli oceani altro non facevano che compiere un gesto lisergico che oggi Domanin rinnova: infilavano sul naso dei propri simili un paio di occhiali caleidoscopici, per fare vedere il mondo quale è: un’allucinazione. Grazie ai turbini in forma di racconto in cui ci catapulta Domanin, lo spettro della nuova letteratura italiana si allarga e supera l’ultravioletto e l’infrarosso della narrativa. |
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