di Fabio Sanna e Michele Neri
È una grande soddisfazione piazzare un altro bel colpo per il sito intervistando Gabriele Lorenzi, uno dei più grandi tastieristi del periodo pop-progressive italiano, turnista (anche con Lucio Battisti), ma soprattutto uno dei componenti e fondatori della Formula 3. Come con Patrizio Ihle, l’intervista è stata una piacevole chiacchierata, con le domande giuste (grazie a Michele), e chi vi scrive, avrebbe voluto non finisse mai.
La Formula 3 è stata il primo complesso a entrare nella Numero Uno nell’estate del 1969, quindi le voci secondo cui Battisti avrebbe fatto una tournée in quell’estate accompagnato da voi tre è infondata? L’unica serie di concerti risale all’estate 1970?
Dunque noi siamo stati proprio i primi a essere messi sotto contratto dalla Numero Uno, infatti il nostro disco ha come catalogo la sigla 50001. Lucio aveva delle serate programmate per l’estate 1969, ma non voleva farle. Poi ci disse «Ma sì, proviamo a vedere cosa succede». Quindi noi abbiamo fatto due serie di concerti con lui: nel 1969 e nel 1970.
È vero che la prima etichetta a mettervi gli occhi addosso fu la Durium grazie a Roby Matano?
Ci fu qualche contatto, ma era tutto in forse. Inizialmente non doveva essere neanche Lucio il nostro produttore, noi non conoscevamo ancora nessuno: Lucio, Colombini, nessuno. Conoscevamo solo Mario Lavezzi che ci venne a sentire ma che ci disse: «Io non mi prendo la responsabilità, faccio venire Lucio a sentirvi».
Nel febbraio del 1970 esce Dies Irae, il vostro primo album. Il repertorio è stato scelto da voi? O sono intervenuti Battisti e Mogol?
Ci hanno proposto dei loro pezzi inediti che ci sono piaciuti e che abbiamo fatto. Le altre cose le abbiamo scelte noi, ovviamente con l’avallo di Lucio.
Il disco risulta arrangiato e prodotto da Lucio Battisti, per quanto riguarda la produzione niente da dire ma è difficile immaginare Battisti che arrangia in quel modo Non è Francesca, sembra più un arrangiamento vostro, è così?
Gli arrangiamenti sono praticamente tutti nostri anche se in qualche caso interveniva Lucio. Non è Francesca in particolare è completamente nostro come arrangiamento.
Sono rimasti fuori dei brani da Dies Irae?
No, è un disco nato così e secondo me è bellissimo. Anzi, non solo non abbiamo scartato canzoni ma è quasi tutto registrato in presa diretta, tipo “buona la prima”. Più che di arrangiamenti si tratta di improvvisazioni in studio. È un bellissimo disco. Ci siamo tolti delle grandi soddisfazioni con quell’album. Noi e la PFM siamo stati gli unici complessi ad entrare nella programmazione di Radio Luxembourg.
Nel 1971 partecipate al Festival di Sanremo (purtroppo il 1971 manca dagli archivi RAI) con La folle corsa. Secondo alcune voci avreste dovuto essere in coppia direttamente con Battisti e solo in un secondo tempo subentrò Little Tony, ricordi qualcosa?
No, di questa cosa non abbiamo mai saputo niente.
Negli archivi RCA ci sono almeno tre diverse versioni inedite de «La folle corsa», si parla di una versione spagnola, una inglese e una greca, è possibile?
No, onestamente mi sembra proprio inverosimile.
Il secondo album propone solo canzoni di Battisti e Mogol, ma risulta forse debole in alcune di queste (Un papavero, Vendo casa, Il vento), come mai sono state inserite alcune registrazioni che sembrano incomplete, quasi provini?
Non ricordo bene perché inserimmo alcune cose un po’ deboli. Forse non eravamo abbastanza forti da proporre nostre composizioni. Alcune cose sono effettivamente un po’ lontane da ciò che avremmo voluto esprimere.
Eppur mi son scordato di te e Nessuno nessuno sono state pubblicate anche in spagnolo, erano state previste altre edizioni estere di queste canzoni?
Quelle traduzioni erano studiate prevalentemente per il mercato sudamericano piuttosto che per quello spagnolo. Io spingevo per registrare le versioni inglesi delle nostre cose migliori, pensavo che avrebbero dato un maggior respiro internazionale alla Formula 3. Infatti nel 1972 vincemmo il Festival Rock di Rio de Janeiro in Brasile, precedendo complessi di chiara fama internazionale.
Ci sono alcuni titoli inediti risalenti più o meno al periodo del secondo album: Be bop a lula, Instant karma, Tu piaci a me (prima versione di Tu sei bianca sei rosa mi perderò) ed altre, sono provini o master rimasti inediti?
Si tratta di prove. Abbiamo registrato dei pezzi che ci piacevano rifacendole in versioni un po’ particolari, ma non sono mai andate oltre lo stadio di provini.
Nell’aprile del 1972, hai partecipato al celebre duetto tra Battisti e Mina, sono state provate altre canzoni oltre a quelle inserite nella medley proposta in TV?
No, è tutto lì.
Sempre in quel duetto suona la chitarra elettrica Eugenio Guarraia di cui non siamo riusciti a trovare altre notizie se non quella che era originario del Piemonte. Ci puoi dire qualcosa di più?
Posso aggiungere che era proprio di Torino, ma non ci ho più lavorato neanche io e non l’ho più incontrato. Mi ricordo che quando ci siamo radunati per provare la medley, l’avevo scambiato per Dave Sumner, il chitarrista che aveva suonato con Mal nei Primitives, con i Camaleonti e con tanti altri e che per me è il migliore dei chitarristi inglesi arrivati in Italia in quel periodo.
Il vostro terzo album è uno dei migliori del periodo. Finalmente gli arrangiamenti vengono accreditati a voi. Alcune canzoni sono state pubblicate anche in spagnolo (Sognando e risognando e Aeternum), era prevista una intera versione estera dell’album?
No. Quell’album fu la nascita del nostro talento come compositori e come arrangiatori. Già la nostra rivisitazione di Dies Irae avrebbero dovuto accreditarla a noi tre come rielaboratori di un tradizionale ma non so perché non ci venne attribuita. Al momento di registrare Sognando e risognando ci dicemmo: «Ma possibile che tutti sanno comporre e noi no?». Certo siamo rimasti nel genere progressivo sinfonico ma abbiamo fatto questi pezzi di cui eravamo soddisfatti e molto soddisfatto era anche Lucio. Era molto contento di questo lavoro.
Come mai nell’album La grande casa sparisce completamente la presenza di Lucio Battisti? Interviene non accreditato in qualche brano?
Eravamo già al Mulino in quel periodo. Credo che Lucio non avesse più tanta voglia di produrre altri artisti, era un periodo strano per lui, non so bene cosa fosse successo. Era molto infastidito dalle voci di schieramento politico che lo riguardavano: risultava finanziatore di movimenti di estrema destra, ma per carità! Parlava di lui un sacco di gente che non sapeva un bel niente.
Sempre in questo disco, alcuni testi sono accreditati a Marva Marrow che non scriveva in italiano, come mai? Erano state inizialmente scritte in inglese?
È la prima volta che sento questa cosa. In quell’album c’è solo roba nostra con i testi di Mogol. Molto materiale è mio in quel disco, Cara Giovanna ad esempio l’ho tratta dai notturni di Chopin e l’idea di farne una canzone venne a Mogol. Cosa c’entri Marva non lo ricordo proprio.
Alla fine del 1973 la stampa specializzata riporta la notizia che la Formula 3 amplierà l’organico da tre a sei elementi. È chiaro che si annuncia in qualche modo la nascita del Volo, ma inizialmente era prevista la presenza di Toni Cicco? Oppure sin da subito Toni opta per la carriera solista?
L’ultimo concerto della Formula 3 lo tenemmo a Frosinone. Era un periodo anomalo per noi ma in generale per la musica italiana, non c’era la possibilità di fare serate, si faticava proprio a lavorare. C’era la guerra in Medio Oriente, la crisi petrolifera, l’austerity, insomma era un vero periodaccio.
A Giulio venne in mente di cambiare il nome del gruppo e di ampliare l’organico. Io non ero del tutto d’accordo con Mogol, secondo me cambiare nome dopo tutti quegli anni significava ripartire da zero
Il primo album del Volo venne annunciato col titolo Sinfonia delle scarpe da tennis da una tua composizione, come mai questo titolo così originale venne sostituito?
La canzone me la ricordo benissimo, ma che l’album dovesse intitolarsi così non l’ho mai saputo. Io l’ho sempre conosciuto come Il Volo.
Bob Callero compare con uno pseudonimo “Olov” e diverse volte viene sostituito in concerto da Michele Seffer (chitarrista dell’Era di Acquario), come mai tutti questi problemi?
Michele arrivò alla fine delle registrazioni del secondo album del Volo perché Callero se ne era andato. Lo pseudonimo a Bob glielo misi io perché non voleva comparire come componente del Volo. In quel periodo era integralista, aveva delle idee tutte sue, voleva suonare come minimo con Chick Corea. Gli piacevano i tempi assurdi, se ci fossero stati pezzi in 17/9 lui sarebbe stato contentissimo
Su Luci-ah registrata per l’album Il mio canto libero, Vince Tempera suona il pianoforte (non accreditato) e tu suoni le tastiere. Una prima versione venne registrata con Di Cioccio alla batteria e Premoli al piano, ma non venne utilizzata da Lucio, ricordi qualcosa? È possibile che abbia partecipato a quelle session Paolo Rustichelli, il figlio di Carlo Rustichelli, noto compositore di colonne sonore?
Non me lo ricordo anche perché io alcune volte suonavo le mie parti da solo e quindi non sapevo chi avrebbe suonato un’altra parte di piano. Lucio alcune volte ci faceva suonare delle cose ancora senza titolo che poi forse avrebbe utilizzato e forse no, quindi è difficile ricordare esattamente chi suonava gli altri strumenti. Altre volte invece la ritmica si faceva in diretta e allora è più facile ricordare: per esempio su Mi ritorni in mente e su 7 e 40 suono io, su Anna ricordo che l’organo lo suonò Dario Baldan.
Nel luglio 1974 viene registrato l’album Anima latina, il tastierista Claudio Maioli ricorda benissimo che dopo l’estate Lucio fece sovraincidere alcune parti di sintetizzatori e di archi elettronici e che chiamò te per farlo. Sul disco viene indicato uno pseudonimo: Gneo Pompeo, ma non si riesce a risalire di chi si tratti (Gian Piero Reverberi?, Vince Tempera? Alberto Salerno?)
Non sono io, in quel periodo ero impegnato con Il Volo. Anche io mi sono chiesto chi sia questo Gneo Pompeo.
All’inizio del 1975 il Volo comincia le registrazioni per un nuovo album di Lucio, solo una canzone verrà pubblicata Io ti venderei. Ne sono state registrate altre? Come mai si interruppe la collaborazione?
Registrammo l’intero album o quasi, ma a Lucio quelle registrazioni non erano piaciute. Chiamò quindi quei ragazzi che registravano al Mulino, mi sembra che qualcuno fosse di Genova, e con loro riregistrò tutto da capo tranne Io ti venderei. Ricordo che con noi era piuttosto arrabbiato per come erano andate quelle registrazioni.
Esistono dei provini in inglese di Lucio registrati al Mulino. Probabilmente i musicisti sono gli stessi di Ancora tu (Graziani, Maioli, Calloni e Bullen), Maioli però ricorda che alcune di queste prove vennero fatte con Il Volo? Ricordi di aver registrato provini in inglese con Lucio?
Sapevamo di questi progetti internazionali di Lucio, ne parlavamo anche con lui ma non mi sembra proprio che i provini li abbia fatti con Il Volo. Sono sempre i ragazzi del Mulino a suonare.
Però mi ricordo Lucio cantare in inglese all’inizio degli anni sessanta a Diano Marina. Lui suonava e cantava in un complesso e io in un altro. Il nipote del proprietario che era piccolino e quindi non poteva entrare, tutte le sere si metteva dietro ad un vetro, appiccicato per poter sentire I Samurai (il complesso dove suonavo io). Quel ragazzino già con la passione della musica era Alberto Fortis. A Levanto invece un altro ragazzino che ci veniva sempre a sentire era Stefano Nosei. Sempre a Levanto ci fu una tappa della tournée di Lucio nell’estate del 1970. Il locale dove suonammo era di Gino Paoli e il biglietto era piuttosto costoso (come per tutta la tournée) e in sala c’erano solo trenta persone mentre fuori ce n’erano circa quindicimila che non erano potute entrare. C’è da aggiungere per onestà che il locale era anche molto piccolo.
Il secondo album del Volo, bellissimo, è quasi interamente strumentale. È vero che Mogol interruppe la scrittura dei testi a causa di un litigio con Radius?
Sì! È andata così.
Le sonorità sono molto simili a quelle di Anima latina e questo, in parte, è dovuto alla ritmica Dall’Aglio-Callero che è la stessa del disco, Lucio è mai intervenuto nei dischi del Volo in qualche modo?
No, mai
Esiste un misterioso album accreditato ai Black Blowing Flowers (1976). Sembra che il gruppo sia formato da alcuni componenti del Volo. Ci sei anche tu?
No, non ci sono e non conosco quel disco. Io lasciai Il Volo perché ricevetti un’offerta da Demis Roussos, il cantante degli Aphrodite’s Child, per una tournèe europea. Accettai quell’offerta anche perché ero molto amico di Demis. Ho scoperto che in Italia non si aveva idea di quanto fosse popolare in Gran Bretagna e nel resto d’Europa, una cosa incredibile.
Ma è vero che la canzone Anna, anche se non ci hai suonato, in qualche modo ti riguarda?
Anna è stata la mia prima moglie e Mogol intitolò la canzone con il suo nome (solo il titolo, non la storia!), poiché, lei gli aveva prestato per due settimane il Duetto Spider dell’Alfa Romeo.
Un tuffo nel passato, I Samurai. Ci risulta che hai inciso due storici dischi con questo gruppo, uno con la voce di Beppe Cardile ed uno con quella di Andrea Giordana (una prima stesura di Dies Irae diventata culto per gli appassionati di beat italiano), cosa ricordi di quel periodo?
Con Beppe Cardile suonavamo al Boschetto di Varazze. Il proprietario era il cognato di Tony De Vita che ci procurò un contratto con la Italdisc. Registrammo La novia e Dadaumpa. Il disco con Andrea Giordana invece è successivo di diversi anni; eravamo a Torino e un nostro amico ci fece sentire un disco di uno sconosciuto complesso inglese che rifaceva Dies Irae in un modo stranissimo e cantato in inglese. Lo riarrangiai io per i Samurai e Andrea Giordana che era fresco di importanti successi televisivi, declamò la parte recitata del pezzo.
Credo che all’epoca sia stato uno dei dischi meno venduti in assoluto.
Nei Camaleonti prendesti il posto di Mario Lavezzi, entrato alla Numero Uno come autore, che a sua volta aveva sostituito Riki Maiocchi, tutti artisti che hanno avuto a che fare con Lucio.
Mario era uscito dai Camaleonti perché doveva partire per il servizio militare, dopo entrò alla Numero Uno.
In questo complesso se non sbagliamo hai suonato l’organo in uno dei brani più famosi di quegli anni L’ora dell’amore.
No, sono entrato subito dopo. Ho suonato su Applausi, su Diario di Anna Frank sull’album Io per lei, ho registrato col gruppo le basi di un intero album di Don Backy, compresa Casa bianca e Canzone e poi sono uscito quasi subito dal gruppo.
In quali dischi della Numero Uno hai suonato oltre a quelli di Lucio?
In alcuni di Lauzi: Onda su onda, l’album Genova per noi e poi sicuramente altre cose che non ricordo. In alcuni periodi della mia vita ho registrato praticamente tutti i giorni e nei turni con me alla Numero Uno c’era sempre Massimo Luca.
E adesso la domanda più difficile: Qual era la scaletta dei concerti di Lucio?
Nella tournée del 1969, iniziavamo noi con Questo folle sentimento che avevamo già registrato in giugno ma che sarebbe uscita solo ad ottobre. Alcune volte invece aprivamo con Dies Irae e chiudevamo il concerto con Questo folle sentimento. Lucio eseguiva praticamente tutto il repertorio fino ad Acqua azzurra, acqua chiara.
I concerti del 1970 invece li aprivamo con Il tempo di morire a cui seguiva sempre La mia canzone per Maria, poi si facevano via via quasi tutte quelle pubblicate sino a quel momento, di sicuro facevamo tutte le sere: Dieci ragazze, Io vivrò, Acqua azzurra, acqua chiara, Mi ritorni in mente, 7 e 40, Balla Linda, Un’avventura e Non è Francesca. Non abbiamo invece mai fatto quelle che sarebbero uscite subito dopo l’estate, cioè Anna ed Emozioni. Il pezzo più recente era Fiori rosa, fiori di pesco.
Una cosa curiosa accadde dopo la conclusione della prima tournée di Lucio, Tony era dovuto partire per il servizio militare e noi avevamo, come Formula 3, già diverse serate programmate. Io e Alberto suonammo spesso in due. Eravamo in cartellone con i Vanilla Fudge che all’epoca erano uno dei gruppi rock più rinomati. Noi sul palco avevamo comunque sempre la batteria montata e c’era anche un basso, ricordo un Meazzi. Una sera al Paip’s di Corso Europa a Milano, Salirono sul palco con noi Carmine Appice e Tim Bogert ovvero il batterista e il bassista dei Vanilla Fudge. Facemmo un pezzo che durò tantissimo, tutto improvvisato, ma sia io che Alberto non avevamo nessuna intenzione di smettere. Purtroppo non esiste nessuna registrazione di quella serata, ma credo che Alberto abbia una fotografia. Ad Asiago durante il Festivalbar abbiamo suonato con Cat Stevens, con gli Aphrodite’s Child.
In un’altra trasmissione ci trovammo insieme a Stevie Wonder, un ragazzo poco più che ventenne ma che aveva già venduto oltre ottanta milioni di dischi. Avremmo dovuto accompagnarlo in Alfie un suo successo, ma dato il poco preavviso, non saremmo riusciti a “montare” il pezzo. Stevie non si scompose affatto e si propose come batterista per un rock-blues improvvisato. Fu accompagnato dalla presentatrice sino alla batteria dove si dimostrò (se mai ce n’era bisogno) un’autentica forza della natura.
Sempre in televisione ci trovammo affiancati ai Gentle Giant, un gruppo di un esasperato tecnicismo ai quali fu proposto di improvvisare qualcosa per la sigla. Il gruppo dei fratelli Shulman, però, rifiutò perché senza spartiti non suonavano. La proposta fu girata alla Formula 3 che ovviamente accettò, non ci tiravamo mai indietro quando si trattava di improvvisare qualcosa.
In Perché… perché ti amo interviene come corista Sara, una ragazza da poco entrata alla Numero Uno. Canta in qualche altro pezzo della Formula 3?
No, Sara canta solo in quella canzone, me la ricordo bene, molto magra, anche se non ho mai più avuto sue notizie dopo che lasciò la Numero Uno.
Ci sono alcuni dischi della Numero Uno accreditati ad una fantomatica band chiamata Magnetic Workers. Si tratta probabilmente di un gruppo fantasma dietro cui si celano musicisti dell’etichetta (Battisti? Lavezzi?) ci sono anche componenti della Formula? Ricorda qualcosa?
Io non suono con i Magnetic Workers e a dire la verità non ricordo niente di questo gruppo (che utilizzava anche la sigla italiana “Banda Magnetica” ndr).
Per parlare dell’attualità ed a proposito della tua collaborazione con Cinzia Favilla, sappiamo che avete presentato due canzoni alla Commissione selezionatrice del Festival di Sanremo (Sarebbe bello e Sogno piccolo). Avremo l’opportunità di sentire queste e altre canzoni su disco? Ci sono altri programmi interessanti per l’immediato futuro di cui vale la pena parlare?
Le canzoni che io e Cinzia abbiamo presentato alla Commissione di Sanremo dovrebbero essere presto incluse in una raccolta. Abbiamo altri progetti di cui magari vi terrò aggiornati, tra questi un musical di cui però preferisco ancora non rivelare dettagli.
Voglio spendere due parole su Paolo, il batterista dei Camaleonti che è scomparso da poco. Non sapevo che stesse male e mi è dispiaciuto tantissimo quando me lo hanno detto. Noi che abbiamo suonato insieme, che abbiamo fatto tournée, siamo più che fratelli, abbiamo diviso molti momenti importanti e quando succede qualcosa a qualcuno di noi, si soffre. Ho sofferto anche per Riki. Quando i musicisti suonano assieme sono come il nocciolo e la pesca, sono indivisibili e ritengo che sia molto brutto, come a volte succede, che finito un rapporto artistico, ci si perda di vista per anni e anni.